Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge riproduce il testo predisposto dalle classi quinte, settore turistico, dell'Istituto professionale per i servizi commerciali e turistici di Reggio Calabria. Condividendo i contenuti di tale testo e ritenendo gli stessi estremamente validi per i risparmiatori, ho ritenuto di presentarlo all'attenzione della Camera dei deputati.
Sono passati quasi due anni dallo «scandalo Parmalat» e il Paese è ancora in attesa di un provvedimento di legge in grado di assicurare una reale tutela dei risparmiatori, di quei piccoli risparmiatori, in particolare, che, credendo di avere tra le mani titoli finanziari abbastanza sicuri, si sono ritrovati con delle vere e proprie obbligazioni «spazzatura», ridotte a «carta straccia» nel giro di pochi giorni. Ma il caso Parmalat, purtroppo, è solo uno dei clamorosi casi di «risparmio tradito»: la lista è lunga. Tra le molte vicende che in questi ultimi anni hanno messo in crisi la fiducia e il patrimonio dei risparmiatori, si ricordano in particolare:
1) il crac della Federconsorzi, che ha coinvolto 17.000 lavoratori-creditori privilegiati e creditori chirografari per un totale di 2,32 miliardi di euro persi;
2) il crac della Cirio, che ha coinvolto 35.000 risparmiatori per un totale di 1,25 miliardi di euro persi;
3) il crac della Bipop, che ha coinvolto 73.500 risparmiatori per un totale di alcuni miliardi di euro persi;
4) la vicenda dei bond argentini, che ha coinvolto circa 300.000 risparmiatori italiani per un totale di 12,63 miliardi di euro persi;
5) il crac della Giacomelli, che ha coinvolto 6.500 risparmiatori per 250 milioni di euro persi;
6) il crac del risparmio gestito, particolarmente nel caso My Way-For You, che ha coinvolto 100.000 risparmiatori;
7) il crac della Finmatica, che ha coinvolto 25.000 risparmiatori per 350 milioni di euro persi.
Questo lungo elenco può essere considerato l'emblema dei disastri che possono derivare per il risparmio e per i risparmiatori dall'assenza di una regolamentazione organica che disciplini tale settore. Infatti, dall'analisi di questi casi emerge che i danni ingentissimi procurati ai risparmiatori e ai piccoli azionisti sono derivati non solo dai comportamenti penalmente rilevanti degli addetti ai lavori (associazione per delinquere, bancarotta, aggiotaggio, false comunicazioni sociali, eccetera), ma anche da comportamenti correlati ai nodi irrisolti dei conflitti di interesse, dalla scarsa trasparenza degli intermediari finanziari nonché dall'assenza di qualsiasi forma di tutela commerciale dei risparmiatori.
Il troppo tempo che è passato da quando sono venuti alla ribalta gli scandali finanziari ha messo in evidenza il fatto che i risparmiatori truffati sono stati e sono abbandonati a se stessi, in quanto i «poteri forti» non trovano ancora l'accordo necessario per l'introduzione di norme innovative in tale settore. Ma non rispondere positivamente alle ansie legittime dei risparmiatori è un errore!
Il riconoscimento del diritto al risarcimento è già un piccolo passo in avanti, anche se in concreto questo è avvenuto attraverso i tavoli paritetici istituiti da alcune grandi banche con le maggiori associazioni dei consumatori e degli utenti, che hanno consentito una parziale restituzione dei capitali investiti ad alcuni dei risparmiatori truffati. Ma è ancora troppo poco! Le banche che hanno deciso questa procedura (mi riferisco a Capitalia, Banca Intesa e Unicredit) hanno certamente compiuto un'opera meritoria perché, pur dichiarandosi estranee alla truffa, hanno preferito mettere in primo piano il rapporto di fiducia con i cittadini truffati. È di tutta evidenza, però, che è la legge che avrebbe dovuto da tempo risolvere un problema così drammatico e delicato. Ecco dunque che, nel silenzio del legislatore, ancora una volta il compito di far valere i diritti dei cosiddetti «contraenti deboli» davanti ai tribunali italiani è toccato alla classe forense. Cosa fare? In che modo è possibile rivalersi? Quali iniziative giudiziarie intraprendere? Questi sono gli interrogativi più ricorrenti che si pongono i risparmiatori traditi. Le possibilità sono:
1) l'esposto in procura o alla Guardia di finanza, con la consapevolezza però che questa denuncia non significa mettersi in lista per ottenere il risarcimento;
2) l'azione legale contro le banche: ma la responsabilità degli imprenditori finanziari, in molti casi, è talmente limitata che in un processo civile finirebbero per avere ottime probabilità di spuntarla, beffando il risparmiatore.
Per quanto concerne gli azionisti, poi, le speranze sono quasi pari a zero e derivano esclusivamente dall'accertamento della responsabilità di terzi (amministratori, revisori dei conti, eccetera) che dovrebbero quindi provvedere al risarcimento con i loro beni personali.
Per gli obbligazionisti c'è, invece, qualche speranza in più, ma la soddisfazione dei loro crediti è subordinata a quelli che vantano lavoratori, Stato, fornitori e banche.
E i tempi? Queste vicende durano da anni! Eppure, dopo circa un anno di confronti giudiziari, le prime sentenze emesse portano alla ribalta le sconosciute regole a tutela dell'investitore previste dal testo unico dell'intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, e dal regolamento di attuazione del medesimo testo unico, di cui alla deliberazione della Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB), n. 11522 del 1o luglio 1998.
Nelle norme contenute in tali atti sono consacrati i diritti fondamentali del risparmiatore che intende investire in strumenti finanziari, norme ispirate dalla finalità